Guerra civile spagnola. Durante uno spettacolo circense, i due pagliacci in scena vengono arruolati a combattere nell’esercito repubblicano. Uno di loro viene arrestato e costretto a lavorare per lo stato. Il giovane figlio Javier organizza un attentato per vendicarsi dei soprusi subiti ma, nello scoppio, muore anche il padre. Da grande, sotto la dittatura di Franco, viene assunto come Pagliaccio triste in un circo, dove incontra Sergio, il suo alter ego sorridente, con il quale dovrà dividere il palco e l’amore per l’acrobata Natalia. La lotta violenta e disperata tra i due pagliacci e la rivalsa sui soprusi subiti, sedata da tanto tempo e che esplode all’improvviso, da parte di Javier, porteranno la vicenda alle estreme conseguenze finali.
Echi di fellini, un pizzico di fantasy folle di Jean-Pierre Jeunet uniti ai tratti tipici del cinema di Álex De la Iglesia, confezionano questa tragicommedia estremamente grottesca e violenta dove solitudine, tristezza e disperazione sono protagonisti.
Dopo la parentesi patinata e elegante di Oxford Murders, film non riuscitissimo perché molto lontano dai canoni classici del suo cinema, Álex De la Iglesia torna al cinema che gli é piú congeniale, la commedia tragica e violenta animata da un forte senso del grottesco e dall’andamento volutamente “sgangherato”.
Tra i piú apprezzati e conosciuti registi iberici della generazione “post Almodovar” insieme a Balagueró, Amenabar, Fresnadillo, De la Iglesia é autore di film come “El dia de la bestia”, sgangherata e a tratti esilarante commedia nera, quasi una parodia di film sull’avvento del demonio, “La Comunidad” e “Perdita Durango”, noir on the road in trasferta americana.
P.S. il titolo italiano, come spesso accade, stravolge quello originale, che tradotto in italiano suonerebbe come “ballata triste per tromba”, che si riferisce a una melodia che casualmente Javier ascolta in tv e che scatena in lui la furia e la violenza vendicativa.
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