Da oltre un anno, con una legge entrata in vigore nel gennaio 2011 per la tutela dell’ambiente, le buste di plastica per la spesa sono state messe al bando, sostituite da buste biodegradabili a base di amido di mais.
Sull’alto grado di inquinabilità delle buste di plastica sappiamo tutti, eppure le nuove buste biodegradabili non sembrano ottenere i favori del consumatore. Oltre all’odore fastidioso che emanano, alcuni lo trovano addirittura insopportabile nonchè causa di nausea e malditesta, la cosa che infastidisce notevolmente il consumatore è la scarsa tenuta delle stesse. Almeno i tre quarti delle buste usate per trasportare la spesa non arrivano intatti a casa. Per poter imbustare tutta la spesa, occorre un numero doppio di nuove buste rispetto a quelle vecchie, proprio per la scarsa tenuta, e poi il prezzo doppio rispetto a quelle tradizionali. Tutelare l’ambiente va bene, ma è possibile che ogni volta questa tutela deve ricadere sempre e solo sulle tasche dei contribuenti? Come per la benzina verde, ricorderete tutti che all’inizio costava più della super, o l’auto elettrica, che ha un prezzo notevolmente superiore rispetto alle auto con motore a scoppio ma con prestazioni e confort nettamente inferiori, perchè io consumatore devo accollarmi interamente l’onere della tutela dell’ambiente?
Ma poi siamo sicuri che le buste biodegradabili tutelino l’ecosistema? Abbiamo detto della loro scarsa o nulla riciclabilità. Inutili per raccogliere l’immondizia, si deve poi ricorrere all’acquisto di buste ad hoc (di plastica ovviamente), per raccogliere i rifiuti, mentre prima venivano riutilizzate, in gran parte, proprio le vecchie buste di plastica del supermercato, con un ulteriore aggravio per le tasche dei consumatori. Ma poi per fabbricare le buste ecologiche, vengono sottratti alla produzione alimentare ingenti appezzamenti di terra fertile, impoverita dallo sfruttamento intensivo e soggetta poi, per permettere di continuare la coltivazione di mais, a massiccio uso di prodotti chimici con il rischio di inquinamento dei terreni circostanti e delle falde acquifere. Per non parlare dell’utilizzo di enormi quantità d’acqua per scopi diversi dalla produzione alimentare. E poi gli scarichi industriali dovuti alla fabbricazione di queste buste, prodotte in misura maggiore rispetto alle vecchie buste di plastica per i motivi detti prima, rischiano di inficiare i vantaggi della biodegradabilità delle buste. Come al solito dietro la salvaguardia dell’ambiente, spesso si nascondono interessi di lobbies sempre pronte a cogliere al balzo la palla della buona fede, spesso dabbenaggine, delle organizzazioni ambientaliste che, solitamente si lanciano in crociate sulla carta con nobili intenti ma che nella realt‡ ottengono risultati esattamente opposti a quelli voluti.
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