Inabile alla comunione

Da Il Corriere della Sera

Nega la comunione a bimba disabile
I genitori: andiamo dall’avvocato

Il parroco Don Rocco: «Avevo avvertito la famiglia di seguire i corsi di catechismo». Interviene il vescovo

 AVELLINO – Negata la prima comunione ad una bimba disabile. Il motivo? Non avrebbe seguito il corso di catechismo prescritto dal parroco e dal rituale cattolico. Succede a Melito Irpino, piccolo centro dell’avellinese. Secondo don Rocco Mansueto, il curato in questione, la vicenda non presenta sfumature così nette. «Il problema non è certo la bambina, ma i genitori» spiega don Rocco, raggiunto al telefono dal Corriere del Mezzogiorno. Quindi, sarebbero stati i genitori a non mandarla a catechismo? «Ho soltanto invitato nei mesi scorsi, inutilmente, la famiglia a seguire le lezioni insieme alla bambina». Poi il sacerdote perde un po’ la pazienza e sbotta contro il viavai di giornalisti che da stamattina affollano la parrocchia. I genitori della bimba, che sarebbe affetta da difficoltà comunicative, vedono rosso. Si sono rivolti ad un avvocato per impedire ciò che ritengono un abuso frutto di una discriminazione.

MONSIGNOR D’ALISE – Della vicenda si è interessato anche il vescovo della diocesi di Ariano Irpino, monsignor Giovanni D’Alise, che oggi ha avuto un lungo colloquio telefonico con il sacerdote. «Foglie secche» ha infine minimizzato don Rocco. «Come dicono a Napoli? Fuscelle…». Intanto la famiglia è pronta a farsi valere a suon di carte bollate pur di assicurare la somministrazione del sacramento alla figlia.

LE RAGIONI DI DON ROCCO – «I sacramenti, a cominciare dall’eucarestia – ha anche spiegato don Rocco – non vengono e non possono essere negati in ragione della condizione fisica e mentale dei fedeli ma impongono, a quanti intendono accostarsi e riceverli una sufficiente consapevolezza». «La mia intenzione è quella di aiutare la bambina e i genitori: da tempo li sollecito a frequentare la parrocchia, a partecipare ai corsi preparatori del catechismo ma non si sono mai fatti vedere. Ho deciso così di mandare loro un segnale che faccia riconsiderare il loro comportamento: non c’è alcun tentativo discriminatorio, più semplicemente anche questa famiglia, al pari delle altre della nostra comunità, deve sentirsi impegnata in un cammino che, liberamente scelto, impone la cristiana consaopevolezza e la dovuta considerazione dei sacramenti».

UN PRECEDENTE – I genitori della bambina non concordano però con il parroco, protagonista negli anni scorsi di una vicenda analoga nella quale la comunione venne rifiutata ad un altro bambino affetto da gravi disabilità, e il loro disappunto è aumentato quando don Rocco ha negato il nulla-osta per far celebrare la funzione in una chiesa di un paese vicino; per questo, si erano detti disponibili i frati Mercedari del santuario di Carpignano, a Grottaminarda, ma don Rocco è stato irremovibile: niente permesso fino a quando la famiglia, insieme alla bambina, non saranno pronti per ricevere il sacramento, dopo cioè aver frequentato il corso di catechismo.

«SOLITO POLVERONE MEDIATICO» – L’avvocato chiamato dalla famiglia sta studiando le possibili azioni legali che sembrano però non spaventare il sacerdote finito nella polemica che sta divampando e dividendo la piccola comunità di Melito Irpino. «È il solito polverone mediatico – dice don Rocco- al quale si sta prestando anche questo avvocato ingaggiato dalla famiglia: se correttamente mi avesse interpellato, gli avrei spiegato come stanno le cose. Facciano pure»

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