La demokratika

Dal sito mamma mia pisapia.it

 

Boldrini: questo non è un fotomontaggio

boldriniLeggendo qua e là troviamo per caso un “interessante” articolo che parla della Presidente della Camera Laura Boldrini, che nei pochi mesi che probabilmente le rimangono su quella poltrona, cerca di sparare più frasi ad effetto possibile, nel tentativo di essere ricordata … nel prossimo giro.

Nell’attesa di riceve un avviso dalla Polizia Postale, che sembra molto sensibile al suo “fascino”, oppure particolarmente reattiva alle sue lamentele, andiamo avanti.

Scrive infatti il Sole24Ore che secondo il neo Presidente della Camera: ”è necessario porre limiti all’utilizzo del corpo delle donne nella comunicazione. È inaccettabile che ogni prodotto venga veicolato attraverso il fisico femminile. Le multinazionali fanno queste pubblicità con le donne solo in Italia e non in altri Paesi. Una donna oggettivizzata, resa cioè oggetto, la si tratta come si vuole e la relativa violenza è a un passo“.

A questo punto, a parte l’ovvia immagine del nostro articolo, che ritrae un emblematico esempio di “utilizzo del corpo delle donne nella comunicazione” notiamo immediatamente due cose.

La prima è che evidentemente l’odio ideologico, un po’ stereotipato, contro le “cattive” multinazionali porta la Boldrini ad ignorare che la tendenza all’abuso del corpo femminile nella pubblicità è un fenomeno noto, diffuso e mondiale, che ha particolare intensità nei paesi del mediterraneo e nel sud america, e che in Italia si manifesta soprattutto negli spot di aziende nostrane o che si rivolgono al mercato interno. Inoltre sembra prevalere una sociologia “da portineria”, dove la responsabilità di chi stupra e di chi uccide le donne vuole proiettarsi su chi ne “oggettivizza” l’immagine piuttosto che seguire le vie consuete del codice penale; una posizione che fa il paio con quella che sostiene che la colpa degli stupri è di come le madri lasciano andare in giro le loro figlie.

La seconda cosa che ci colpisce è invece una strana familiarità fra queste parole ed altre …ma dove le avevamo sentite?

Ah si, quelle della delegata del Sindaco alle Pari Opportunità, la professoressa Francesca Zajczyk, che si vantava “delle competenze e delle professionalità espresse dal gruppo di lavoro creato da questa Amministrazione che, da tempo, lavora per un corretto uso dell’ immagine delle donne nella pubblicità”.

Ma a quanto pare allora questo richiamo al rispetto della femminilità nella comunicazione a Milano non serve? Noi fortunatamente abbiamo il “gruppo di lavoro”; noi abbiamo il Garante che vigilerà sui manifesti.

Ma in particolare sembra che abbiamo una cosa in Comune con la Boldrini: l’ipocrisia di un moralismo finto e opportunista.

 

 

 

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