Visto che l’articolo 18 è capace di suscitare interessanti discussioni anche nel nostro piccolo blog, vi racconto un episodio recente realmente vissuto.
Assemblea sindacale in azienda, per la cronaca si tratta della Crown Aerosols Italia, nel modenese. Questa azienda si è distinta nella zona, per essere una delle pochissime, se non l’unica, che, in questi 3 anni di crisi, non ha licenziato nessuno, non è ricorsa alla cassa integrazione, ha continuato a impegnare un certo numero di lavoratori interinali e ha addirittura assunto qualche lavoratore a tempo indeterminato, pur avendo visto i suoi volumi produttivi ridursi di un terzo rispetto agli anni precedenti. Adesso sembra profilarsi all’orizzonte la concreta possibilità di ritornare ai fasti produttivi di una volta: una azienda del gruppo, in Belgio, è stata chiusa per motivi vari su cui non mi dilungherò, e una buona parte della produzione di quella fabbrica sembra destinata qui in Italia. Inutile ribadire i vantaggi che questo può comportare, nuove assunzioni a tempo indeterminato, contratti più lunghi per gli interinali, investimenti in azienda, maggiori benefici economici per tutti. Ma c’è da fare una cosa: accettare di lavorare al sabato su due turni di otto ore, pagati con una maggiorazione del 50% più una tantum di 100 euro per chi lavora al sabato pomeriggio, per un periodo iniziale di 5-6 settimane, il tempo cioè di accaparrarsi i nuovi clienti e firmare con loro un contratto decennale (per 10 anni cioè si avrebbe…il culo coperto), poi piano aziendale e nuova contrattazione per ottenere qualche beneficio in più per i lavoratori. Devo ammettere che, io che non sono mai stato tenero con i sindacati in genere, questa volta il comportamento della delegazione rsu è stato ineccepibile, hanno messo da parte qualsiasi discorso ideologico, hanno puntato su fatti concreti e credo che abbiano spuntato le condizioni migliori per i lavoratori. Si vota democraticamente e che succede? i lavoratori in maggioranza votano no, non vogliono lavorare al sabato. Da notare che la maggior parte dei no viene non solo dai classici bamboccioni (eh come aveva ragione il povero Padoa Schioppa!), quelli cioè che a 40-45 anni credono ancora di essere dei ventenni, che si comportano come tali e che vivono con mamma e papà così possono fare la bella vita, ma anche la maggioranza delle donne e molti interinali (assurdo vero?). Che conclusioni si possono trarre da questo aneddoto? la classe operaia non va in paradiso ma all’inferno (forse le compete di più), che forse la democrazia non sempre è il miglior sistema per fare gli interessi di tutti, che forse le contrattazioni collettive hanno ormai intonato il de profundis, e che forse è meglio passare alle contrattazioni individuali. Ma queste sono semplicemente le mie considerazioni, lascio ai lettori del blog trarre ognuno le proprie conclusioni.
Gustavo Kulpe