Lex est quod populus iubet atque constituit; plebiscitum est quod plebs iubet atque constitui
La Legge è ciò che il popolo comanda e stabilisce. Il plebiscito è ciò che la plebe comanda e stabilisce
Nel 287 A.C. viene promulgata a Roma la Lex Hortensia, da quell’anno le deliberazioni prese nei Concilia Plebis convocati dai Tribuni del popolo diventano vincolanti per tutti i cittadini. Quasi 23 secoli fa a Roma il popolo aveva voce, poteva addirittura legiferare; oggi molti popoli vivono ancora in condizioni di repressione. Tutte le popolazioni dei regimi comunisti sono sotto il giogo di spietate dittature, i popoli musulmani, nonostante “primavere arabe” e rivoluzioni varie sono lontani dai principi della Hortensia non migliaia, non milioni ma miliardi di miliardi di anni. Popoli la cui “cultura” viene osannata nei salotti intellettuali, nei centri sociali che inneggiano all’Iraq contro Israele. Si filosofeggia di queste “culture” anche negli ambienti sindacali illudendosi che osannando sistemi di pensiero retrogradi e incompatibili con la dignità umana si rispettino le genti che da quelle ideologie provengono. C’è di più, si va oltre, per dare ancor maggior vigore all’esaltazione di queste “culture” si critica e si sminuisce la nostra ingenerando nello straniero la convinzione che il suo modo di pensare sia quello giusto. Questo gioco al massacro ci porterà a far prevalere leggi come la sharia che nulla hanno di umano, leggi che ci obbligheranno ad ubbidire a pazzi senza scrupoli. La beffa in tutto questo è che noi stessi abbiamo detto a quei pazzi “bravi, voi siete avanti, siete nel giusto, siamo noi a sbagliare”. Verrà il tempo in cui rimpiangeremo la Lex Hortensia, capiremo il “regalo” che i falsi profeti dei centri sociali e dei salotti radical chic intellettuali e filosofi a senso unico ci hanno fatto; ma la domanda è: potremo, sapremo ritornare al nostro modo di vivere? Potremo, sapremo liberarci del giogo oppressore che noi stessi abbiamo chiamato e alimentato e leggittimato?