Pensavo si trattasse della donna di un boss della camorra, o di una sua contraria, una sorta donna-coraggio figlia, moglie o madre di un camorrista di rango che collaborava con la giustizia; invece era tutt’altro. Si narra che nel XII secolo, in località Montevergine, provincia di Avellino, dei buontemponi vollero fare uno scherzo a San Vitaliano e sostituirono i suoi abiti con dei vestiti da donna e questi, senza accorgersene, li indossò celebrando la messa vestito da contadina. Nel 1256, invece, pare che due omosessuali furono condannati a morire di freddo o sbranati dai lupi, e quindi denudati e legati ad un albero; ma la Madonna, commossa dal loro amore sincero, li liberò. Sempre nello stesso monastero nella notte di Pentecoste del 1611, un incendio distrusse la foresteria, e fra i 400 morti rinvenuti molti erano vestiti da donna. Il comune denominatore di queste storie sono i maschi vestiti da femmine, e pare che questa sia la ragione per cui, il 2 febbraio di ogni anno, i “femminielli” di Napoli e provincia si danno appuntamento a Montevergine per adorare la Madonna protettrice degli omosessuali e parallelamente la dea Cibele i cui sacerdoti, i coribanti, si truccavano, tenevano i capelli lunghi e si vestivano con abiti femminili.
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