Oggi casualmente ho ascoltato la parte finale della trasmissione Radio Rai di Barbara Palombelli nella quale ospitava marco Travaglio. Purtroppo (o per fortuna) non ho potuto ascoltare il noto giornalista dall’inizio, ma solo aver ascoltato la parte finale mi ha gratificato della involontaria mancanza. Il nostro eroe, parlando della vicenda Formigli-Fiat, ha criticato la sentenza di risarcimento ai danni del giornalista e ha auspicato che si faccia una legge che limiti (se non addirittura elimini) la cattiva usanza di querelare giornalisti nell’esercizio della loro funzione. “Non è possibile lavorare serenamente” – ha affermato Travaglio- “se c’è sempre lo spauracchio di subire delle querele. Io stesso ho avuto diversi mesi di stipendio pignorati a seguito di cause civili per diffamazione che mi hanno visto soccombente”. Ecco il nocciolo della questione, Travaglio auspica una legge che tuteli i giornalisti per non dover poi pagare i danni a coloro che si sentono diffamati da Travaglio stesso. Ma non solo: dopo aver attaccato ferocemente il lodo Alfano perchè mettere al riparo da procedimenti penali le quattro principali cariche dello stato costituisce una violazione della costituzione perchè ci sarebbe disuguaglianza nei confronti della legge rispetto a tutti gli altri cittadini, il vicedirettore del Fatto auspica una legge che renda i giornalisti dei privilegiati rispetto a tutte le altre categorie di lavoratori. Infatti chi altri, eccetto i magistrati, possono sbagliare facendo il proprio lavoro e arrecare danni a terzi e non subirne le conseguenze? nessuno! Chi altri potrebbe diffamre, danneggiare l’immagine, arrecare danni economici a terzi senza finire sotto processo? nessuno, ma per Travaglio i giornalisti devono poterlo fare. Eppure di che cosa ha paura il caro Marcolino? un giornalista si esprime nel suo lavoro in due modi: scrivendo articoli basati su fatti reali e certificati, e l’uomo di punta di un giornale che si chiama pomposamente Il Fatto Quotidiano dovrebbe rendersene pienamente conto, e esprimere sue opinioni personali, le quali sono tutelate dalla costituzione e dallo stato democratico e di diritto nel quale abbiamo la fortuna di vivere, che sanciscono la piena libertà di pensiero e di opinione. Ma allora che cosa teme? forse vuole che la sua categoria (ma mica tutti, solo quelli che piacciono a lui, mica per esempio Belpietro, Feltri, Ferrara ecc. ecc.) sia libera di poter sparare palate di fango su chiunque? oppure ha paura che i suoi amici magistrati possano emettere sentenze contrarie a lui e ai suoi colleghi perchè in qualche modo inaffidabili e magari collusi con il querelante (come è stato adombrato per la sentenza favorevole alla Fiat)? Ma allora implicitamente Marco Travaglio non da ragione a Berlusconi il quale ha fatto varare leggi ad personam dal parlamento perchè , secondo lui, i giudici sono tutti comunisti e quindi politicamente schierati contro di lui, cioè collusi con i suoi nemici? Dove sta la differenza? Da qui nasce la domanda posta nel titolo, e siccome so benissimo che Travaglio “non ci è” allora la verità è che “ci fa”, perchè ha ormai raggiunto un tale livello di arroganza, di autocompiacimento e di delirio di onnipotenza tali da credersi il più furbo del mondo e tutti coloro che lo ascoltano o che lo leggono, sia fans adoranti che tenaci denigratori, dei poveri fessi pronti a bersi tutto. Perchè in fondo ha fatto sua la famosa frase del Marchese del Grillo: ” Io so’ io e voi non siete un cazzo!”
Gustavo Kulpe