Il Pd presenterà un’interrogazione sul caso. Ma la verità è che le classi-pollaio sono figlie del buonismo. Cinque bambini di prima elementare bocciati in due classi della stessa scuola costituiscono certamente un problema da esaminare discretamente e approfonditamente, ma se cascano nel pentolone della politica italiana, se finiscono nelle fauci di genitori che pur di non ammettere una dura realtà, preferiscono far ricadere la colpa sulla scuola e solo sulla scuola; se diventano il pretesto per una bella tirata politically correct di una senatrice del Partito Democratico a corto evidentemente di argomenti polemici, al grido del trito «ah, se governassimo noi..»; se parte immediatamente il trombonismo nazionale sulla scuola diventata cattiva e disumana, sulla scuola che lascia indietro i meno privilegiati, che, udite udite, privilegia selezione e meritocrazia, allora siamo pronti per una bella sceneggiata italiana, al ritmo di Don Milani, con alcune certezze: è colpa di qualcun altro, preferibilmente del sistema, meglio, di Berlusconi. Viene in mente a qualcuno che la promozione coatta di cinque bambini che, anche a detta dell’insegnante di sostegno, non sono in grado di leggere e di scrivere, sia forse una crudeltà maggiore, una scelta vile che li consegna a frustrazione, senso di inferiorità, e che se sono stranieri fingere che possano stare con i madre lingua italiani, e chiamarla solidarietà e accoglienza, sia ancora più sbagliato? Viene in mente a qualcuno che la scuola non è un pronto soccorso, ma un luogo di istruzione e formazione, e che se ai cittadini italiani si comincia da lì, dall’inizio, a far credere che la società è una mucca da mungere, che ci deve assolvere, assistere in tutto, poi finisce non solo con i bamboccioni, ma con la tragedia economica e civile nella quale ci troviamo oggi immersi? Macché, mi daranno della razzista e della fascista! Amen.Di seguito leggetevi la storia con le iniziative dei genitori, le testimonianze dell sindaco, che è un insegnante, l’iniziativa demagogica del Pd. Nell’Istituto «Giulio Tifoni» di Pontremoli, grande lo stupore dei genitori dei bambini all’uscita dei risultati degli scrutini: due bimbi italiani (tra cui un disabile) e tre stranieri, alunni di due prime classi, a settembre si ritroveranno a ripetere l’anno scolastico, cominciando così nuovamente il loro percorso. I genitori però non vogliono arrendersi a quella che definiscono un’autentica ingiustizia. «Non riteniamo imputabile ciò alla mancanza di professionalità dei docenti – hanno dichiarato – piuttosto puntiamo all’impossibilità di seguire con attenzione necessaria trenta bambini tra i cinque e i sei anni, ciascuno con la propria capacità di apprendimento». Nelle intenzioni dei genitori pare ci sia addirittura una «class-action» che consisterebbe in un atto contro il Ministero dell’Istruzione e i dirigenti preposti per ottenere, se previsti, anche risarcimenti a livello esistenziale. I soldi, insomma. «Quello che viene effettuato è sicuramente il risultato di valutazioni ponderate da scuola e spesso anche famiglia – replica, cercando di far prevalere il buon senso e la ragione, il sindaco di Pontremoli, Lucia Baracchini, che è anche dirigente scolastico in istituti di un altro comune – la bocciatura è un modo di garantire requisiti essenziali allo svolgimento di un percorso scolastico corretto, senza dimenticare che la priorità della scuola è il bambino e la sua istruzione. Le classi-pollaio? Sono certa che questo non c’entri, ci sono sempre state classi molto numerose. I bambini vivono in maniera forte le dichiarazioni dei genitori e alla fine gli unici a rimetterci saranno proprio loro. È ora di ridare alla scuola la sua priorità e riconoscere la sua finalità principale: quella formativa».
Sentitevi ora l’attacco della tiratona del Pd, un’interrogazione urgente al ministro dell’Istruzione Alessandro Profumo, con la richiesta di inviare un’ispezione. «È questo – chiede Francesca Puglisi, responsabile Scuola Pd – che deve fare la scuola? Portare avanti piccoli eccellenti e lasciare indietro chi parte con qualche svantaggio? È questo il compito della scuola? Il rifiuto, l’esclusione in quella tenera età, lascia impronte profonde nell’anima. Manifestiamo tutto il nostro sdegno per quel che è successo e continueremo a combattere perché la scuola dell’inclusione possa continuare a essere la spina dorsale di un Paese che ha bisogno di rialzarsi sapendosi tenere per mano anche con chi è più debole». Qualche svantaggio non essere in grado di leggere e scrivere? La scuola dell’inclusione, ovvero degli analfabeti, come futura spina dorsale del Paese? Poveri noi, non cambia mai niente, è sempre il ’68.