Quando si ha del buon tempo!…..

Quando la realtà supera la fantasia. Sulla scrivania del pm arriva la denuncia di una donna nei confronti dell’ex marito per maltrattamenti e stalking, ma indagando gli investigatori scoprono che è tutto ‘legale’, per lo meno: per quanto riguarda i maltrattamenti. La coppia, infatti, aveva sottoscritto un ‘regolare contratto’ che sanciva la completa sottomissione di lei a lui.

La storia inizia nel 2003: i due si incontrano, si conoscono, si piacciono. A unirli, oltre all’affinità elettiva, anche una comune passione per pratiche da letto non convenzionali, che li spinge, dodici mesi dopo, a stipulare un contratto di “schiavitù consensuale” dove lei, dopo essersi dichiarata “schiava”, afferma: “dichiaro di mia spontanea volontà, di acconsentire ad offrire corpo, mente e tutta me stessa, in schiavitù consensuale a …, in seguito nominato padrone”, come riporta il testo pubblicato dal Mattino di Padova.

Insomma, un contratto con tutti i crismi, con il quale la donna, una giovane commessa, “accetta di obbedire al meglio delle sue possibilità, di concedere se stessa a soddisfare ed esaudire i desideri del suo padrone”, di “mettere a disposizione del padrone il proprio corpo, per essere usato a suo piacimento” e di “rivolgersi al padrone con il termine di padrone o signore o master e sempre rispettosamente anche fuori dalla sessione vera e propria”. In cambio, il ‘padrone’ fornisce alla ‘schiava’ cura e assistenza per quanto concerne “la sopravvivenza, la salute e il benessere psico-fisico” e “gli attrezzi necessari nell’esercitare il dominio”, della cui pulizia e manutenzione, però, si deve occupare lei.

Il contratto, infine, prevede una “parola salvavita” e un gesto da utilizzare se qualche “gioco” va male e alcune specifiche sulla natura del rapporto, che deve essere “di natura esclusiva, escludendo lo scambio” e non contemplare “pratiche di coprofilia, zoofilia, controllo della respirazione/asfissia, marchiatura a fuoco, attività con armi e in genere che possano produrre danni fisici permanenti”.

Un accordo in piena regola che funziona a meraviglia, al punto che nel 2006 i due decidono di sposarsi e, dopo, di avere dei figli. Ma qualcosa a un certo punto va storto e lei, nel 2011, lascia il marito e sporge denuncia per maltrattamenti in famiglia e stalking . Gli investigatori, coordinati dal pm Sergio Dini, indagano e scoprono che l’uomo – un gestore di locali, oggi quarantunenne – alle spalle ha già una denuncia per violenza. Il caso sembrerebbe simile a tanti altri, fino a che non salta fuori il contratto, che cambia decisamente la prospettiva dell’inchiesta: che valore probatorio ha, infatti, un’accusa di maltrattamenti a fronte di un contratto di ‘schiavitù consensuale’ che, per quanto privato, la donna ha accettato e sottoscritto? Al giudice l’ardua sentenza…

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