Da Il Fatto Quotidiano.it
Grillo: “Al voto subito con il Porcellum. Napolitano si deve dimettere”
In un post sul suo blog il leader del Movimento 5 stelle attacca il governo delle larghe intese e il presidente della Repubblica: “Adesso c’è la possibilità di voltare pagina dopo vent’anni di buio”. E aggiunge: “Vogliamo cambiare la legge elettorale. Ma lo faremo quando saremo noi al governo”
“Torniamo al voto, subito, col Porcellum. La legge elettorale la cambierà il M5S quando sarà al governo”. A dirlo è Beppe Grillo, dalle pagine del suo blog ufficiale, in un post in cui attacca nuovamente il governo delle ‘larghe intese’ e auspica un immediato ritorno alle urne, anche senza la riforma della legge elettorale. E le dimissioni del presidente Napolitano.
Nei giorni scorsi già il capogruppo al Senato, Nicola Morra, aveva definito “illegittimo” il parlamento in carica, aggiungendo che il Movimento sarebbe pronto a tornare al voto subito. Oggi il concetto viene ribadito direttamente da Grillo: “L’Italia non ha più tempo per dei giochetti, per le cazzate, per le ‘quattro o cinque cose da fare insieme’ che non si faranno mai. Il M5S vuole fare una sola cosa, una sola, mandarli a casa”, scrive Grillo. “Bisogna tornare alle urne al più presto possibile. Ogni voto un calcio in culo ai parassiti e incapaci che hanno distrutto il Paese”.
Nel suo intervento, il leader del Movimento 5 stelle specifica anche di essere nettamente contrario alla legge elettorale attualmente vigente: ”Il M5S vuole cambiarla, ma per attuare la democrazia diretta vuole inserire il voto di preferenza, il vincolo di mandato, l’abolizione del voto segreto, la possibilità di sfiduciare l’eletto da parte del collegio elettorale (come avviene in parte negli Stati Uniti), l’obbligo dell’attuazione del programma elettorale, l’esclusione automatica di ogni politico condannato in via definitiva, la ratifica attraverso un referendum della nuova legge elettorale e l’inserimento di questa nella Costituzione in modo che non possa essere modificata a piacimento dai partiti per perpetuare il loro potere”, afferma Grillo. Ma – aggiunge – adesso “c’è la possibilità di nuove elezioni, di voltare pagina dopo vent’anni di buio e di decadenza del Paese”.
Non sono dello stesso avviso, invece, Pd e Pdl, e anche il presidente della Repubblica Napolitano, che fanno della riforma elettorale una condizione fondamentale per poter tornare alle urne. Grillo ha le idee chiare sul perché di questa posizione: “Chi ha fatto fallire il Paese è al governo e ci vuole rimanere ad ogni costo. Loro il Porcellum lo hanno tenuto ben stretto perché, comunque andasse, che fosse il pdl o il pdmenoelle a vincere, vinceva sempre il banco”. ”Sanno – aggiunge – che con il Porcellum il rischio che il M5S vinca le elezioni e vada al governo è altissimo“. Per questo “improvvisamente, dopo quasi otto anni di letargo sul Porcellum hanno fretta, molta fretta di cambiarlo”. Ma per Grillo, a questo punto, la priorità è un’altra: “Forse siamo finalmente al finale di partita. Il M5S vuole fare saltare il banco. Alle elezioni subito, con buona pace di Napolitano che dovrebbe dimettersi quanto prima”. E per quanto riguarda la legge elettorale, si potrà ben aspettare un altro po’: “La cambierà il M5S, quando sarà al governo“, afferma Grillo.
Poi c’è la proposta Violante: sistema proporzionale con premio di maggioranza al 45%, soglia di sbarramento al 5% e possibilità del ballottaggio. La coalizione o il partito che raggiunge il 45% ottiene il premio di maggioranza del 55%. Se nessuno raggiunge il 45% si va al ballottaggio con le prime due coalizioni (o partiti)
Proposta PDL: prima riforma costituzionale semipresidenzialista, poi porcellum con sbarramento al 40% e doppio turno di collegio.
Proposta PD:
Il rilancio del ruolo dei partiti in un’ottica di legittimazione delle coalizioni e di stabilità dell’azione
di governo (e di quella di opposizione) non deve condurre ad accettare un sistema elettorale come
quello attuale, che riduce il voto ad un plebiscito sul Presidente del Consiglio: le esperienze
democratiche più avanzate in Europa dimostrano che esistono strumenti e tecniche per coniugare la
democrazia dei partiti con la legittimazione e la stabilità dei governi e con il controllo democratico
degli elettori sui candidati di partito.
E’ in questa prospettiva che va presa in esame l’ipotesi di democratizzare il sistema elettorale
riprendendo il collegio uninominale come modello preferibile – in particolare nei confronti delle
preferenze, che nel contesto partitico attuale rischiano di produrre il doppio effetto negativo di
scatenare la competizione intrapartitica e far lievitare i costi (nascosti, dunque intrinsecamente
illeciti) della politica – al fine di restituire il potere di scelta agli elettori.
Il collegio uninominale è infatti il luogo nel quale il partito assume il volto concreto di un candidato,
che diventa la “faccia” della coalizione e del programma in uno specifico contesto.
Un sistema elettorale basato solo su collegi uninominali maggioritari, se presenta il vantaggio della
semplificazione del rapporto fra gli elettori ed il deputato del loro territorio, presenta tuttavia alcuni
svantaggi, i principali dei quali sono l’effetto distorsivo complessivo che esso produce riguardo alla
configurazione della rappresentanza e la eccessiva localizzazione della medesima.
Occorre allora combinare le candidature di collegio con quelle di partito.