Sbatti il mostro in prima pagina

Da Il fatto Quotidiano

Miliardari francesi all’estero, il Belgio non vuole le tasse dei paperoni in fuga da Hollande

Sorpresa amara per i miliardari francesi in esilio verso il Belgio: i vicini fiamminghi non li stanno aspettando a braccia aperte. Bruxelles, infatti, sembra più interessata a collaborare con Parigi che non ad incassare le tasse dei vari Arnault e Depardieu. La notizia è emersa a polemica ancora calda sulla fuga dell’attore per evitare la supertassa sui ricchi voluta da François Hollande. Una scelta, peraltro, che ha riaperto la ferita ancora fresca inferta a Parigi dal primo personaggio pubblico che aveva scatenato le ire dei francesi annunciando l’esilio fiscale, Bernard Arnault, il patron del colosso del lusso Lvmh: la scorsa estate venne fuori che il miliardario aveva avviato la trafila burocratica per ottenere la nazionalità belga. E proprio su Arnault è cascato l’asino. A Bruxelles, infatti, un organismo pubblico che deve approvare la naturalizzazione del miliardario francese ha appena opposto il suo rifiuto. E intanto l’amministrazione fiscale del Belgio comincia a nutrire dubbi sulle attività di Arnault in loco, classificate come società fittizie

Certo, l’articolista de Il Fatto Quotidiano non prende posizione, non commenta, si limita a riportare i fatti. Certo. Ma traspare una vena di soddisfazione in quel “i vicini fiamminghi non li stanno aspettando a braccia aperte“, perchè il ricco, il mostro, ha la terra bruciata sotto i piedi. Questa è l’eterno dogma sinistro: colpire il ricco per liberare il povero. Eppure basta avere una minima infarinatura di economia politica e di matematica per capire quanto insulsa e priva di fondamento sia questa teoria, che teoria non è, appunto, ma dogma. Nasce, questo dogma,  da uno sbagliato rapporto tra salariato e datore di lavoro, che da rapporto economico è diventato un conflitto di classe, facilmente strumentalizzabile e strumentalizzato; i due soggetti economici, il committente e il prestatore d’opera sono diventati il padrone e l’operaio, stravolgendo le funzioni di entrambi e relegando i rispettivi ruoli in un ambito politico che non appartiene loro. Quindi il committente non è più il soggetto che commissiona il lavoro e il prestatore d’opera non è più colui che, a fronte di un contratto stipulato col committente, esegue l’opera secondo quanto pattuito. Cavalcando questo dogma socialista, generazioni di truffatori hanno sobillato le masse, mettendo uno contro l’altro i principali soggetti economici su cui si basa l’impianto sociale della nostra economia. Ma queste considerazioni non hanno valore per il “salariato”, nel cui profilo vediamo un livello culturale in maggioranza medio basso,  accompagnato durante tutta la sua vita lavorativa dal sindacato che, come un onnipresente e gigantesco Grima Vermilinguo gli obnubila la mente riconducendolo, in catene, ad assoggettarsi al dogma socialista. Riuscirà nel suo delirio l’Europa, e quando tutti i soggetti capaci di creare ricchezza se ne saranno andati, rimarranno solo i sacerdoti socialisti e il loro dogma, schiere di poveri senza diritti e una nuova società imperniata sul feudalesimo rosso.      

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *