E’ stata costretta dai genitori a sposare un uomo di 40 anni. Ma la piccola aveva solo 8 anni ed è morta per lesioni interne riportate dopo la prima notte di nozze. La sposa bambina yemenita si chiamava Rawan. I genitori l’avevano data in moglie a un uomo adulto. In Yemen la pratica di costringere bambine a sposarsi è molto frequente e difficilmente marito e parenti verranno arrestati.
A quanto scrive la stampa inglese che per prima ha riferito la vicenda, la piccola viveva nella zona tribale di Hardh, vicino al confine con l’Arabia Saudita, nel nord-ovest dello Yemen. Secondo un rapporto del ministero degli Affari sociali, oltre un quarto delle donne yemenite si sposa prima dei 15 anni. Questo limite di età era stato imposto fino agli anni Novanta quando tale limite venne abrogato per consentire ai genitori di decidere quando far sposare le figlie.
I DATI DELL’UNICEF – Il caso di Rawan, la bambina morta dissanguata a 8 anni dopo la prima notte di notte, riaccendere i riflettori sulle nozze delle bambine nello Yemen, soprattutto nelle aree tribali e tra le famiglie più povere. Un fenomeno che, secondo ultimi dati dell’Unicef, nello Yemen riguarda il 14% delle bambine, che si sposa prima di compiere i 15 anni e il 52% di coloro che lo fanno prima dei 18. Nel 2005 l’Università di Sana’a ha denunciato che in alcune aree rurali vengono date in sposa persino bambine di otto anni. Nel 2009 il Parlamento dello Yemen ha votato una legge per vietare i matrimoni sotto i 17 anni, ma gli esponenti più conservatori e i religiosi si sono opposti, affermando che era una violazione della legge islamica che non pone limiti all’età per le nozze.
”Le conseguenze dei matrimoni infantili sono devastanti. Le bambine vengono tolte da scuola, la loro istruzione interrotta in modo permanente e molte soffrono di problemi di salute cronica per avere troppi figli e troppo presto”, denuncia Liesl Gerntholtz, direttore della Divisione per i diritti delle donne di Human Rights Watch. “E’ fondamentale che lo Yemen prenda misure immediate e concrete per proteggere le ragazze da questi abusi”, aggiunge